DELICETO MIGRANTES
(Un’emblema, custode di tante storie)
Le lacrime di chi parte
con la valigia di cartone
e nel cuore un grande magone,
sol da speranza ravvivato”(…)
Con questa breve frase, dedicata all’opera scultorea, del poeta-scrittore Nazario Martino, (riportato nell’epigrafe, prossimo al monumento), si vuole porgere un saluto a tutti i figli di Deliceto, che, nel tempo, per varie ragioni sono stati costretti a lasciare la natia terra. Si approfitta, nel contempo, visto il periodo del rientro dalle ferie, dei tanti concittadini, per salutarli e ringraziarli della loro presenza e per l’amore serbato, verso le proprie radici, nonostante le problematiche del momento.
Il monumento, inaugurato cinque anni addietro dalla Pro Loco, è realizzato economicamente, quasi per intero da un emigrante delicetano, affinchè i legami con la terra d’origine non venga mai meno.
In quella occasione, venne issata una bandiera, simbolo di accoglienza e di benvenuto. Purtroppo, una mano sacrilega, ne ha impedito lo sventolio.
In tanti anni di trascorsi associativi, sono state davvero tante le richieste di notizie, di concittadini emigrati in varie parti del mondo, interessati alla ricerca e alla conoscenza di legami famigliari. (al riguardo, era e, … rimane forte la volontà di un allestimento museale)
Tante anche le testimonianze, annotate, nei vari incontri, molte anche curiose e simpatiche. Come un signore americano, oramai avanti negli anni, venuto a Deliceto nei primi anni ’70, sorpreso dalla disponibilità della gente nell’esaudire le proprie ricerche, ma, incuriosito di come le macellerie, esponessero all’esterno le carni. Alla domanda: -dopo cinquant’anni cosa ha trovato di diverso? la risposta è stata: – ho riscoperto la stessa disponibilità di un tempo e fortunatamente le carni non vengono più esposte esternamente.
Spesso, il monumento, viene fotografato, ammirato, ma poche volte, illustrato, nei dettagli, benché fosse ben visibile il riferimento.
E’ allora, corrediamo con delle illustrazioni i vari particolari:
L’opera, nella sua plasticità palpitante e commovente, racconta l’emigrazione delicetana, il dover lasciare la propria terra, raffigurata dall’albero, simbolo di Deliceto, l’Elce, con i rami secchi e il germogliare di tre foglioline, è la metafora della grande povertà e la speranza di trovare una vita migliore e magari, un giorno, poter ritornare a viverci. La figura dell’Emigrante, trattenuto dalle radici, esce a fatica e porta con se le stesse radici. Il volto corrucciato, sottolinea la grande amarezza, per dover lasciare i propri cari e la propria terra. Ognuno, prima di partire, dovrebbe “lisciare” il piede sinistro, quale promessa di un ritorno.
B.Baldassarro
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