A Deliceto

Ogni giorno, ogni anno,

è la stessa strada, tortuosa,

che s’insinua, s’affonda

nella verginità di quella primavera

che va sbocciando d’attimo in attimo.

Il profumo dell’oro povero delle ginestre

Penetra fin nel cuore, e nell’anima:

e non si consuma, né appassisce.

Fra i rami, e le foglie, e il silenzio,

penetra, interrotta dai moscerini,

l’eco spenta, lontana, sognante

di quelle mille case

addossate attorno a un castello, a una piazza,

gelose della loro vita mutevole,

ambigua, condannata.

I colli, dal verde stanco di fumo

(malizia che rompe l’intensa monotonia

Del colore, e del silenzio),

fan corona della loro mestizia

a quel giocattolo vivo.

Le rondini fan capolino

Fra il cielo e le nubi più basse,

come un bruco su una foglia ancor verde.

Un tutto piccolo,

vivo, profondo, fresco,

che si raccoglie

in un pugno d’infinito.

Suriano Giuseppe – 1973-