La scopa
Vecchio spazzino, spesso t’incontravo, a la periferia ne l’ora in cui ridendo, a l’assonnata terra il sol s’affaccia.Ci recavamo entrambi a lavorare: tu le strade a spazzar, io, le coscienze. Ma tu sembravi pensieroso e stanco. A che pensavi amico? Forse ai malanni tuoi, che poi son quelli dell’umanità? Forse pensavi a quella stolta società, che langue, al modo d’estirpar la gente infame, gli uomini marci e strani, o gli intelletti vani, o le usurpate fame? Forse pensavi come bruciar sopra fumante rogo tutta la gente inetta, i tiepidi, i vigliacchi, i prepotenti, i falsi, ed esaltare i poveri, e i negletti? Forse dicevi alla tua fida scopa: “spazza i malanni, provvida granata”, “ e le menzogne, le viltà, gli affanni”; “spazza ogni cosa vana”; “ ma, innanzitutto , la perfidia umana”.
01/01/1956 Vincenzo D’Ambrosio- Quando l’anima canta- vol.IV