TORNA NEL SUO SCENARIO NATURALE LA RIEVOCAZIONE STORICA Dopo lunghi anni di restauro riaperto al pubblico il castello normanno-svevo, ove si è celebrato l’insediamento del marchese di Iliceto Antonio I Piccolomini
Michele Roselli DELICETO – Era stata, sicuramente, la grande assente del programma estivo delicetano, un appuntamento cui ormai siamo abituati e che si ripete da ben 26 anni. Stiamo parlando della Rievocazione Storica, che rappresenta la cerimonia d’insediamento a marchese di Iliceto di Antonio I Piccolomini, manifestazione che si tenne per la prima volta nel lontano 1983, grazie all’impegno della Pro Loco ma che quest’anno ha assunto un significato e un fascino un po’ particolari, perché diversi il suo svolgimento e soprattutto la conclusione, avvenuta, probabilmente, nel suo scenario naturale, ovvero, il castello normanno-svevo, ove, con ogni probabilità, quell’evento che si vuole rappresentare, si svolse, nell’anno 1463.Man mano che il corteo si avvicinava al castello, divenivano palpabili l’attesa e la curiosità, da parte dei giovanissimi, che in quel monumento non erano mai entrati, e dei meno giovani, di rivedere la struttura nella sua nuova veste architettonica. Prima sorpresa: la vecchia dimora del Marchese ha un nuovo portone d’ingresso! Abbiamo appurato, in solido legno massello, di pino svedese, impregnato noce, posato in opera qualche giorno prima dal falegname Rocco Di Francesco e dall’impresa Audacia Edil di Salvatore Di Francesco, riutilizzando le stesse griglie del portone preesistente. Una volta entrati nel maniero, il marchese Piccolomini (rappresentato dal sig. Giuseppe Zelano) e Donna Maria D’Aragona (sig.ra Laura Cotoia), con al seguito dignitari, paggi, nobili, dame e cavalieri della corte, armigeri, sbandieratori, trombettieri con le loro chiarine, nonché il vescovo di Melfi (sig. Aldo Rea) messo del papa, prendono posto sul trono. Segue la cerimonia dell’insediamento e la consegna delle chiavi del castello.Nel frattempo la gente si guarda intorno, distratta da quell’atmosfera quasi magica, incantata, comprensibilmente incredula; infatti, dopo un restauro, durato con alterne vicende ben 25 anni, si riappropria del suo monumento simbolo, del suo gioiello più prezioso. Tanti, si rivedono ragazzi dell’allora nascente Scuola Media (siamo negli anni Sessanta); lì c’era l’aula d’Educazioni Tecniche, lì la presidenza, e nel salone la palestra… quanti ricordi! Gli sbandieratori Federiciani di Lucera danno prova della loro abilità ma i flashes delle macchinette fotografiche digitali non scattano solo per loro. C’è chi si fa fotografare con il torrione alle spalle, chi vicino alle damigelle, chi vicino al pozzo (ma dov’è finito il puteale?), in maniera frenetica, come a voler recuperare il tempo perduto o, forse, timorosi di vedere quel sogno svanire all’improvviso. E alla fine, come sicuramente deve essere stato all’epoca, il banchetto per il popolo, a base di fagioli, vino e cicce cuott’. Un doppio grazie alla Pro Loco, per essere riuscita, immancabilmente, con il sostegno dell’Amministrazione Comunale ed il patrocinio di altri Enti ed Associazioni, ad effettuare, anche quest’anno