Il mio paese a sera

Oh!

Come è caro il mio paese a sera…

Vagan per l’aria mille aspri odori,

strani profumi son nell’atmosfera,

della nuova stagion vaghi sentori,

il popolino chiama “cuoci foglie”

la campana serotina che invita

del contadin l’affaccendata moglie

a cuocer la verdura al suol carpita.

Frugale, il pasto la famiglia unisce:

siedon lo stanco “tata” e la massaia

coi figlioletti, cui lei accudisce,

su un ruvido sgabello: una ceppaia.

Intanto è notte; timido l’usignolo

Prova la nota sua acuta e sottile,

poi, cascata di perle, ecco l’assolo

potente, nella notte alta d’aprile.

Or la luna lucente fa da sfondo

Alle tante bellezze naturali del paesello dove venni al mondo

O, forse, a me, per questo, sembran tali.

Enzo De Maio