Nella serata di ieri, ad Apricena, si è svolta la prima processione in occasione della festa patronale dedicata a Maria SS. Incoronata che, come ogni anno, ha attirato migliaia di fedeli, provenienti anche da altre province.
Il momento di fede è però stato inizialmente turbato da un gruppo di facinorosi che, ben lontani dai sentimenti di venerazione che dovrebbero animare tali occasioni, ha provocato un’ora circa di ritardo all’uscita dalla Chiesa Matrice del sacro simulacro.
Gli autentici fedeli hanno dovuto subire una lunga attesa a causa di un’insensata protesta contro il divieto posto dal Sindaco del paese all’accensione delle batterie di fuochi pirotecnici cosiddetti “alla sanseverese”.
Il primo cittadino, infatti, vista l’assenza delle misure di sicurezza necessarie a prevenire incidenti e a tutelare l’incolumità dei partecipanti, non ha potuto autorizzare lo svolgimento dei fuochi, visto anche quanto accaduto domenica scorsa a San Severo, nell’incidente che ha visto coinvolta una donna, che solo per una serie di fortunate circostanze non ha perso un braccio.
Le motivazioni alla base della decisione non hanno però illuminato una ventina di integralisti del botto, i quali, noncuranti delle migliaia di fedeli in attesa, hanno ostruito l’uscita della Chiesa dalla quale doveva prendere avvio la processione, con un sit-in degno di ben altre cause.
Risultati inutili, per circa un’ora, gli appelli al buon senso e al rispetto per il prossimo, oltre che alla stessa Maria SS. Incoronata, i Carabinieri hanno posto fine ad una inaccettabile prepotenza andando a spostare di peso i dimostranti. A tale decisione la maggior parte di questi ha finalmente liberato la via, mentre un paio di soggetti, già noti ai militari, si sono opposti con la violenza, costringendo i militari ad ammanettarli e a portarli così in caserma, tra gli applausi dei fedeli.
Sono quindi stati arrestati per resistenza a Pubblico Ufficiale MENICOZZO MICHELE, cl. ’84, e D’ADDETTA FRANCESCO, cl. ’90, entrambi di Apricena, i quali, dopo le formalità del caso, su disposizione della Procura della Repubblica di Foggia sono stati posti agli arresti domiciliari presso le rispettive abitazioni. I due sono inoltre stati denunciati alla stessa Autorità Giudiziaria per inosservanza dei provvedimenti dell’autorità e manifestazione non autorizzata.
Per gli stessi reati verranno inoltre deferiti a piede libero anche gli altri manifestanti, le cui identità sono in corso di accertamento, anche attraverso la visione dei filmati appositamente realizzati nella circostanza.
I Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia sipontina hanno tratto in arresto nella flagranza del reato di maltrattamenti contro familiari e lesioni personali dolose continuate il 33enne CASTRIOTTA Nicola.
La notte scorsa la centrale Operativa ha inviato una pattuglia dell’Aliquota Radiomobile in località Sciale degli Zingari, dove era stata segnalata un’aggressione ai danni di una giovane donna ad opera del convivente. Immediatamente giunti sul posto, i militari dell’Arma si sono imbattuti in una ragazza in lacrime, con il volto tumefatto, che chiedeva aiuto riferendo di essere stata aggredita dal convivente che, poco distante, è immediatamente stato bloccato dai Carabinieri. Viste le condizioni della donna, i militari hanno richiesto l’intervento di personale sanitario sul posto, iniziando a ricostruire, anche grazie alle testimonianze di persone presenti che hanno confermato quanto riferito dalla vittima, l’accaduto. E’ quindi emerso che l’uomo, per questioni di gelosia, aveva brutalmente aggredito la giovane, percuotendola ripetutamente con schiaffi al volto e al capo, inseguendola fuori di casa, dopo che questa aveva invano tentato di sfuggire all’aggressione scappando.
La ragazza è allora stata trasportata all’ospedale di Manfredonia, e l’aggressore in caserma.
Dimessa dal Pronto Soccorso, la vittima, tra le lacrime e ancora in un forte stato di agitazione, ha comunque trovato il coraggio di denunciare quanto accaduto, raccontando quello che risulterà essere l’epilogo di una serie di aggressioni sicuramente più lievi, ma comunque indicative della personalità dell’uomo, che aveva dovuto subire.
Al termine delle formalità l’uomo è stato dichiarato in stato di arresto ed accompagnato presso la propria residenza, agli arresti domiciliari in attesa del giudizio.
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