Situato a 620 metri di altezza, difronte al Normanno Castello, maestoso si erge il Convento e chiesa, dedicato al Santo di Padova, costruita su un gradone roccioso, dai Marchesi Piccolomini. Dell’attuale edificio, prima venne costruito il convento e messo a disposizione dei Frati minori osservanti, nel 1521 e poi il tempio fu ultimato solo nel 1660 come si legge sul portale d’ingresso della chiesa: “Templum Divo Antonio Dicatum Anno Domini MDCLX”. La chiesa era chiamata “gentilizia”, proprio perché i marchesi locali ne erano stati i benefattori e i protettori, e perché in essa godevano di alcuni privilegi: avevano un loro “seggio d’onore”, ricevevano i sacramenti del Battesimo e del Matrimonio, ed infine, venivano tumulati vicino all’altare maggiore. Infatti attualmente nel ”coemeterium”, oltre ai frati sono sepolti la marchesa Giovanna Bartirotti, il suo tutore Alessandro Miroballo, Rinaldo nobiluomo napoletano e maestro dei cavalieri del re Carlo II, e la marchesa Anna Miroballo, moglie di Rusco di Savona. I francescani sono rimasti nel convento di Sant’Antonio 290 anni, ossia fino al 1811, anno in cui avvenne la prima soppressione degli ordini religiosi. Ad essi qualche anno dopo subentrarono i Redentoristi della Consolazione che vi restarono fino al 1886, quando, durante l’unificazione d’Italia, avvenne la seconda soppressione estesa a tutti gli istituti religiosi. Prima di accedere in chiesa si può notare, sul portale d’ingresso, lo stemma dell’ordine dei Redentoristi, scolpito in pietra. Entrando si può notare come la chiesa sia costruita in stile barocco, formata da a 3 navate con sei cappelle laterali. La prima cappella di sinistra è dedicata a San Pasquale; la seconda, dedicata all’Immacolata Concezione, è stata dipinta su tela da Benedetto Brunetti; l’ultima cappella è dedicata a Sant’Alfonso Maria de Liguori. La prima cappella di destra è dedicata a San Diego; la seconda è ornata da un quadro dipinto sempre da Brunetti nel 1646, che raffigura la Madonna Addolorata tra San Francesco ed il papa Pio II; la successiva cappella è dedicata a San Francesco, mentre l’ultima è dedicata alla Madonna della Neve.Sul basamento dell’altare maggiore vi sono scolpiti in bassorilievo due stemmi in marmo policromo raffigurante le effige dei Bartirotti e Miroballo, apposti nel 1626. Sopra l’altare maggiore, racchiusa in una nicchia a muro, vi è la preziosa statua lignea di Sant’Antonio da Padova, di stile spagnolo, che indossa una splendida veste tutta intarsiata di fiori, che si stagliano su un fondo di oro zecchino. Sotto la volta è dipinta l’immagine dell’Immacolata Concezione dell’artista delicetano Michele Nigro. Sul coro della chiesa è conservato, in ottimo stato, un bellissimo organo a canne del ‘700, opera di Domenico Antonio Rossi organista della Regia Cappella di Napoli, recante la data del 1775, mentre nella sacrestia si conservano i ritratti ad olio dei Redentoristi, provenienti dalla Casa della Consolazione. Nel 1981 il vecchio portone di legno della chiesa venne sostituito da un nuovo portone in bronzo, realizzato su disegno dell’artista delicetano Gerardo Liberti su bozzetti di Gerardo Maraschiello. Sulle formelle delle due ante inferiori della porta sono scolpiti i miracoli operati da Sant’Antonio, mentre sui registri superiori la SS. Trinità e l’estasi del Santo. L’annesso convento, di forma quadrata, possiede un chiostro con portici a due piani con una cisterna al centro. L’edificio conta circa 30 vani, di cui 23 celle conservano la loro originaria struttura. Al piano terra vi erano i locali adibiti a refettorio, a deposito, a cantina e a stalla. La foto processionale è risalente all'anno 1955, si nota l'inizio della salita di Via S. Antonio, o come un tempo chiamata r' la selc'. La strada era costituita da selciato ai lati, mentre al centro vi erano dei mattoni cotti messi a mo' di spigatum. Grandi festeggiamenti sono in programma, organizzati dall'omonima Confraternita, con celebrazioni liturgiche, processione e in chiusura, giochi popolari e fuochi pirotecnici, oltre al concerto della vigilia, con musiche provenienti dal restaurato organo a canne del 1570 (La Redazione di Deliceto TG WEB)